Rimetti a noi i nostri debiti, concedici la tua pace

Suor Giuliana ci ha inviato questa riflessione, preparata da un padre Saveriano, che volentieri condividiamo sul sito del Comitato.

In ascolto del grido dell’umanità minacciata

  1. Nel 2025 la Chiesa Cattolica celebra il Giubileo, evento che riempie i cuori di speranza. Il suono di un corno di ariete (in ebraico yobel) ogni 49 anni ne annunciava uno di clemenza e liberazione per tutto il popolo. Si ristabiliva la giustizia di Dio nell’uso della terra, nel possesso dei beni, nella relazione con il prossimo (verso i poveri e chi era caduto in disgrazia). Il suono del corno ricordava a tutti, ricchi e impoveriti, che nessuno viene al mondo per essere oppresso: siamo fratelli e sorelle, figli dello stesso Padre, nati per essere liberi.
  2. Anche oggi, il Giubileo è un evento che ci spinge a ricercare la giustizia liberante di Dio. Al posto del corno, ci mettiamo in ascolto del «grido disperato di aiuto» che si leva da più parti della terra. Ci facciamo voce di tante situazioni di sfruttamento della terra e di oppressione del prossimo. Tali ingiustizie sono «strutture di peccato» che si sono consolidate e si reggono su una complicità estesa.
  3. Ciascuno di noi si senta responsabile della devastazione della nostra casa comune. Le disparità, il trattamento disumano riservato alle persone migranti, il degrado ambientale, la confusione colpevolmente generata dalla disinformazione, il rigetto di ogni tipo di dialogo, i cospicui finanziamenti dell’industria militare. Sono tutti fattori che minacciano l’esistenza dell’umanità. Non basta qualche episodico atto di filantropia. Occorrono cambiamenti culturali e strutturali.

Un cambiamento culturale: siamo tutti debitori

  1. L’evento giubilare ci invita a intraprendere diversi cambiamenti, per affrontare l’attuale ingiustizia e diseguaglianza. I beni della terra sono destinati non solo ad alcuni privilegiati, ma a tutti. Scriveva S. Basilio di Cesarea: «Ma quali cose, dimmi, sono tue? Da dove le hai prese per inserirle nella tua vita? […] Non sei uscito totalmente nudo dal ventre di tua madre?».
  2. Quando una persona ignora il proprio legame con il Padre, incomincia a covare il pensiero che le relazioni con gli altri possano essere governate dallo sfruttamento, dove il più forte pretende di avere il diritto di prevaricare sul più debole. Come le élites ai tempi di Gesù, che approfittavano delle sofferenze dei più poveri, così oggi nel villaggio globale interconnesso, il sistema internazionale, se non è alimentato da logiche di solidarietà e di interdipendenza, genera ingiustizie e corruzione che intrappolano i Paesi poveri. Lo sfruttamento del debitore e l’attuale “crisi del debito”, affliggono diversi Paesi, soprattutto del Sud del mondo.
  3. Il debito estero è diventato uno strumento di controllo, attraverso il quale alcuni governi e istituzioni finanziarie private dei Paesi più ricchi non si fanno scrupolo di sfruttare le risorse umane e naturali dei Paesi più poveri. Diverse popolazioni, già gravate dal debito internazionale, devono portare anche il peso del debito ecologico dei Paesi più sviluppati. Il debito ecologico e il debito estero sono due facce di una stessa medaglia, di questa logica di sfruttamento, che culmina nella crisi del debito.

Prendendo spunto da quest’anno giubilare, invito la comunità internazionale a intraprendere azioni di condono del debito estero, riconoscendo l’esistenza di un debito ecologico tra il Nord e il Sud del mondo. È un appello alla solidarietà, ma soprattutto alla giustizia.

  1. Siamo tutti figli del Padre e, davanti a Lui, siamo tutti debitori, ma anche tutti necessari l’uno all’altro. Abbiamo bisogno e siamo debitori gli uni degli altri.

Un cammino di speranza: tre azioni possibili

  1. L’ Anno di Grazia del Giubileo potrà riaprire la via della speranza per ciascuno di noi. La speranza nasce dall’esperienza della misericordia di Dio, che è sempre illimitata. Dio continua a elargire senza sosta grazia e misericordia a tutti. Dio non calcola il male commesso dall’uomo, ma è immensamente «ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amato» ( Ef 2,4). Al tempo stesso, ascolta il grido dei poveri e della terra.
  2. All’inizio di quest’Anno di Grazia, suggerisco tre azioni che possano ridare dignità alla vita di intere popolazioni e rimetterle in cammino sulla via della speranza.

a) Una «consistente riduzione (se non totale condono) del debito internazionale. Riconoscendo il debito ecologico, i Paesi più benestanti condonino i debiti di quei Paesi che non sono nella condizione di ripagare quanto devono. Affinchè non si tratti di beneficenza, occorre però lo sviluppo di una nuova architettura finanziaria, che porti alla creazione di una Carta finanziaria globale, fondata sulla solidarietà e sull’armonia tra i popoli.

b) Promuovere il rispetto della dignità della vita umana, dal concepimento alla morte naturale, anche tramite un gesto concreto a favore della cultura della vita: eliminare la pena di morte in tutte le Nazioni.

c) Richiamandomi alle proposte di S. Paolo VI e di Benedetto XVI utilizziamo almeno una percentuale fissa del denaro impiegato negli armamenti per formare un Fondo mondiale che elimini definitivamente la fame e faciliti nei Paesi più poveri sviluppo sostenibile, contrastando il cambiamento climatico.

La meta della pace

Che il 2025 sia un anno in cui cresca la pace! Quella pace vera e duratura, che non si ferma ai cavilli dei contratti o ai tavoli dei compromessi umani.

  1. Il disarmo del cuore è un gesto che coinvolge tutti, dai primi agli ultimi, dai piccoli ai grandi, dai ricchi ai poveri. A volte, basta qualcosa di semplice come «un sorriso, un gesto di amicizia, uno sguardo fraterno, un ascolto sincero, un servizio gratuito». Con questi piccoli- grandi gesti, ci avviciniamo alla meta della pace e vi arriveremo più in fretta.
  2. Preghiera

Rimetti a noi i nostri debiti, Signore,
come noi li rimettiamo ai nostri debitori,
e in questo circolo di perdono concedici la tua pace,
quella pace che solo Tu puoi donare
a chi si lascia disarmare il cuore,
a chi con speranza vuole rimettere i debiti ai propri fratelli,
a chi senza timore confessa di essere tuo debitore,
a chi non resta sordo al grido dei più poveri.